PER MANGIARTI MEGLIO

installazione, 2007

Il teatro. In scena entra la vita.  

La vita come messa in scena: la giovane mela verde avanza sicura nel proscenio, sotto i riflettori, e si porge, smagliante, al pubblico.
Le rughe - vecchiaia e/o saggezza - della mela gialla, la fanno posizionare tra le quinte e da qui, quale presenza rassicurante o partecipazione sommessa, osserva, fa da spalla, suggerisce, guida o domina.

Questa installazione racchiude più metafore.

- La maniera migliore per nutrirsi è la scelta del cibo (rappresentato dalla mela) è la lenta masticazione che ne facilita la digestione e l'assimilazione. Anche la cultura presuppone capacità di osservazione,  di acquisizione di conoscenze e di assimilazione.

-  Il teatrino, con l’aiuto dell’alternasi della luce, giorno e notte, presenta la messa in scena della vita. L’opera si snoda attraverso il recupero di oggetti o semplici situazioni che diventano una metafora per raccontare di problematiche sociali.

-“Per mangiarti meglio” risponde il lupo travestito da Nonna a Cappuccetto Rosso nella favola. La mela acerba (in creta) è la metafora di Cappuccetto Rosso, interpreta il rischio del crescere e dell’invecchiare. L’impronta delle arcate dentali, con la loro struttura, invece rimanda al lupo della favola,  diventando sinonimo del contesto sociale.

- Il tempo non come valore che conferisce saggezza alla persona, ma come misura di caducità.

Per l’ambientazione ho utilizzato un modello di teatro, delle quinte dipinte su carta specchio o polistirolo.

Tutto è stato fotografato sfruttando le immagini riflesse negli specchi: l’intento è stato quello di moltiplicare e rimandare in un tempo infinito “la Storia” che quotidianamente “mettiamo in scena” sotto lo sguardo indifferente di tutti.

Tecnica: immagine fotografiche 50x50 cm.

Installazione:
- Modello di teatro con misura di circa 100x100x80 cmc
- Luci che passano progressivamente e in continuazione dai gialli ai blu
- Sfondo in polistirolo o quinte dipinte
- Mele in creta colorate con ossidi e smalti
- Impronta delle arcate dentali montate su apposito apparecchio

Dagli anni ’90 il mio lavoro si snoda attraverso il recupero, con impronte, di oggetti o situazioni personali che diventano una metafora per raccontare di problematiche sociali.

Mi piace utilizzare linguaggi espressivi differenti per il fascino che ognuno di essi esercita e suscita in me. Ed anche perché bene si prestano tutti a dire del valore unico e irripetibile della individualità e della diversità.Nel brano ‘Le impronte incise’ tratto da “Stille Nacht”, ultimo testo teatrale di Tadeusz Kantor, ho trovato  la spiegazione più esaustiva del mio lavoro:

" [ ...] Dovevo fare qualcosa.

Trovare per loro la mia propria “maniera”,

perché diventassero g r a n d i.

[...]T r a c c e  incise profondamente

in un passato lontano.

La cosa più importante è riconoscerle."

…Per mangiarti meglio risponde a Cappuccetto Rosso il lupo travestito da Nonna.

Nel racconto presentato con immagini fotografiche è metaforicamente presente il contesto sociale (l’impronta è questa volta delle mie due arcate dentali), la mela è invece la metafora di Cappuccetto Rosso, di Sara Montani o di tutti.