Seduzioni d'artista

Per mangiarti meglio

06- La donna non è cielo, è terra, 2012 tecnica mista su rame 100x49,5 .JPG

Inaugurazione

5 dicembre 2017 presso il museo della Permanente (via Turati 34, Milano)

di Gigliola Foschi

Strategie delle apparenze, giochi della seduzione che si declinano con la potenza del femminile e la costrizione dei corpi. Nelle opere presentate da Sara Montani gli oggetti più simbolici della seduzione (la mela tentatrice, il perizoma/reggicalze, la sottoveste...) assumono una nuova vita, al contempo inquietante e magica, fiabesca e metaforicamente capace di rimandare ai problemi delle contemporaneità.  Un gioco dell’ammaliamento esaltato dall’uso di tecniche espressive molteplici (incisione calcografica, installazione, fotografia), ma sempre nate per “contatto”, a partire da impronte di abiti carichi di vissuti, da ricordi legati all’infanzia e all’universo intimo della donna, come pure da calchi corporei (come quello dei suoi denti protesi ad addentare una mela verde). Vere e proprie impronte, che si trasfigurano nel tempo di un fare artistico generato, di opera in opera, da un’inesausta curiosità creativa che sa accettare il caso e accogliere la forza della materia,  coniugare l’abbandono agli imprevisti e il rigore metodico.

   I pensieri della mano di Sara non traducono il visibile in un foglio: nascono da un gesto di aderenza e prensione, divengono un sensore che “sente” i colori premuti con il torchio e le asperità della matrice che li accoglie come un campo di possibilità e potenzialità inaspettate. Le sue opere sono tracce della memoria di un corpo e figure della seduzione/costrizione. Sono ornamenti e comandamenti, piaceri e obblighi a ben apparire. Sono autoritratti senza volto,  geografie del femminile, del suo potere ammaliante e generativo. Così, giarrettiere ipersexy agitano lacci tentacolari, e il velo tentatore di una sottoveste allude all’oscurità dell’enigma attraverso il baluginio dell’intravedere, rivela pance materne e si moltiplica in figure danzanti. E non a caso abbiamo parlato prima di  “potere generativo”: queste opere-impronta, infatti, a differenza di quelle nate da una copia e da imitazione figurativa,  sono davvero figlie carnali, tattili, non prodotti algidi del vedere e di una dimensione puramente ottica, visiva.

   Il fare artistico, di Sara Montani, inoltre, non si conchiude in singole opere definitive, ma si estende nel tempo, prolifera per associazioni e varianti, per reciproche differenze spinte dal vento delle emozioni e dal gioco creativo. Simili a filastrocche, le sue opere avanzano tra  assonanze e allitterazioni, tra ritorni e rovesciamenti di senso. Dai bambini – con cui per lungo tempo ha lavorato come educatrice – lei ha imparato a meravigliarsi, a costruire progetti  tenaci e aperti alle scoperte, ai cambiamenti di rotta, ma sempre capaci di dare voce alle storie che le narrano le cose.  Così, nelle sue opere il positivo si mescola col negativo, in un continuo gioco di ribaltamenti, di ambigue coesistenze tra apparenze e realtà: le trasparenze divengono materia densa  e viceversa, la mela tentatrice sta accanto a quella vizza, quella reale accanto a quella riflessa… Ma la nostra stessa vita non è forse una sorta di teatrino dell’assurdo, dove tante mele avvelenate rischiano di sedurci e ingannarci? 

   Per chi sa immaginare, dentro ogni oggetto se ne sta nascosto un altro e un altro ancora. Di certo, per lei gli oggetti non sono qualcosa di inerte, ma un’enciclopedia di archetipi, un’ apertura verso il possibile e l’ignoto, un universo simile a un scatola magica di cui non s’intravede il fondo. Così una semplice mela, nelle sue opere fotografiche, diviene un personaggio che ci rimanda  a un mondo di ricordi, di miti e fiabe sovrapposte: Biancaneve avvelenata da una mela; Eva tentata dal frutto proibito; Afrodite, la guerra di Troia e la mela d’oro ricevuta da Paride… La mela, il frutto simbolo della seduzione femminile, il frutto fatato, che però, come dicono i proverbi “nasconde il baco” ed è “spesso amara”. Frutto-metafora, frutto-leggenda… Ma, come scriveva Italo Calvino: “Le fiabe sono vere (…) sono il catalogo dei destini che possono darsi a un uomo e a una donna.”  Dunque sarà bene ascoltare le fiabe che ci narrano le opere di Sara.